Terapia
a cura del Dott. Luigi Califano
La prima terapia è sempre di tipo conservativo, con una dieta iposodica e buona apporto idrico, con acque oligominerali a basso residuo fisso. Nessun farmaco cura la malattia di Menière, la cui evoluzione è comunque caratterizzata da una tendenza alla stabilizzazione ed alla remissione dei sintomi in circa il 60% dei casi. Molti i farmaci sono utilizzati, da valutare sempre nel contesto del singolo malato: diuretici, diuretici osmotici, vasoattivi, betaistina, eparinoidi, acetazolamide, antiemicranici (cinnarizina, flunarizina), ecc. I loro effetti reali sulla malattia sono molto difficili da valutare oggettivamente per la su ricordata tendenza alla remissione anche spontanea dei sintomi.
Negli USA, la classi di farmaci più usta è quella dei diuretici, in Europa, specie nel bacino mediterraneo, la betaistina, pur se un recente studio tedesco sembra confutare l’effettiva utilità. I cortisonici possono essere utilizzati sia per via generale che per via intratimpanica, e possono essere considerati il farmaco di scelta nelle forme bilaterali, pur tenendone presenti i non infrequenti ed importanti effetti collaterali quando usati per via sistemica. Di recente introduzione in Italia, presidi alimentari (cereali modificati) stimolanti la produzione endogena di Fattore antisecretorio.
Meniètte, da utilizzare previa inserzione di tubicino di drenaggio transtimpanico; camera iperbarica con tecnica “alternobarica”.
In fase acuta utilizzabili, con buona efficacia sui sintomi neurovegetativi, farmaci sedativi (antiistaminici, tioetilpiperazina, benzodiazepine, ecc), ricordando che la durata della crisi vertiginosa acuta è autolimitantesi e contenuta nell’arco temporale di ore.
Utilizzata la gentamicina per via intratimpanica, con protocollo “titration”, cioè con singole dosi tra loro distanziate nel tempo, ripetute in base al controllo dei sintomi e/o alla comparsa di cocleotossicità (peggioramento uditivo fino alla sordità all’orecchio trattato). La terapia ha un risultato molto buono nella riduzione/eliminazione delle crisi vertiginose acute, con cocleotossicità non frequente con il protocollo di “titration therapy. Dopo la terapia con gentamicina intratimpanica, può essere necessaria l’esecuzione di protocolli di riabilitazione vestibolare. Può essere necessario ripetere la terapia ciclicamente per la ripresa di attività del labirinto.
Tecnica conservativa è la chirurgia del sacco endolinfatico, terapia ablativa è la neurotomia vestibolare, attualmente da riservare solo ai casi non responsivi alla gentamicina intratimpanica. Terapia chirurgica su alterazioni concomitanti nell’ambito della CCSVI è la Angioplastica Venosa Percutanea delle giugulari che, nei primi dati a disposizione, sembra garantire, oltre che la risoluzione delle alterazioni anatomiche e funzionali della CCSVI, anche un buon controllo della sintomatologia vertiginosa ed una stabilizzazione della componente uditiva.